Ana Pires imprenditrice del mese!
Sono lieta di comunicarvi che questo mese il consolato brasiliano ha pubblicato una mia intervista nella sezione "la voce dell'imprenditore" del magazine Brasile Affari, nella quale racconto la mia esperienza di stilista e faccio un bilancio di quest ultimo anno.
Ecco qui sotto l'intervista completa.
“Made in Italy” con accento brasiliano
Cosmopolita senza nascondere le sue radici brasiliane, Ana Pires è una stilista giovane, creativa e promettente. Così la definisce chi si intende di moda in Italia, ossia, gli esperti dei siti, bloghi e riviste specializzati che da tempo parlano dei suoi abiti, costumi da bagno e accessori. Stabilitasi a Milano, ha aperto il suo primo negozio in Via Solferino, 46, nel cuore del trendy e storico quartiere milanese di Brera. I suoi capi sono indossati da alcuni volti famosi della TV italiana, come Valeria Bilello, che presenta il programma Community su All music, e Ellen Hidding, conduttrice di E! News. In più, nei prossimi mesi è impegnata a preparare la presentazione delle sue creazioni alle fiere di moda a New York e Tokio. A prima vista questo momento sembra il coronamento di una carriera consolidata e, invece, è soltanto l’inizio di un percorso che ha portato Ana da São Paulo, dove è nata e cresciuta, a Milano, dove ha studiato moda e dove per ora si è fermata. In questa intervista ci spiega come riesce ad abbinare con successo, nel suo lavoro di stilista, la sua anima brasiliana a un modo di fare totalmente “Made in Italy”.
Com'è stato il suo percorso imprenditoriale?
- Sono arrivata in Italia nel 2004 per studiare all'Istituto Marangoni dove ho imparato la tempistica del processo di fare una collezione. Dopo, mi sono specializzata in modellistica all'Istituto Burgo con l'idea di tornare in Brasile per aprire lì un negozio. Invece, ho conosciuto Giuseppe Baciocchi, che ha la stessa passione per la moda, come me. Lui conosce bene il settore e mi ha convinto che, con il mio talento e la sua esperienza amministrativa potevamo farcela anche a Milano. Prima abbiamo pensato di aprire soltanto un show-room ma alla fine abbiamo scoperto questo spazio a Brera, il posto sognato per aprire un negozio. Dopo la ristrutturazione e l'arredamento, che abbiamo fatto con cura e di persona, abbiamo inaugurato il negozio nel 2007.
E' già possibile fare un bilancio dell'investimento?
- Con appena un anno dall'apertura del negozio, possiamo dire che gli affari vanno bene, però siamo consapevoli che è soltanto l'inizio. C'è ancora tanto lavoro da fare, e pure il team è troppo ridotto: in tutto siamo in cinque, io a curare il processo creativo e produttivo, Giuseppe nella parte amministrativa, Antonella Monte e Mario Cavagna come PR e consulenti delle clienti e Bianca Chiacchio, la mia assistente modellista. Siamo tutti impegnati al cento per cento per far sì che il marchio cresca e trovi il suo posto al sole.
Come si svolge il suo processo creativo?
- Mi ispiro di solito a un personaggio, ad una storia o ad un film, sempre comunque guardando la tendenza in quel momento. Anzitutto, bisogna vedere in quale direzione va la moda, e poi adattarla al proprio stile. Per la collezione state/2008 mi sono ispirata alla cantautrice Gal Costa, icona brasiliana degli anni 70, che insieme a Caetano Veloso e Gilberto Gil ha creato il movimento "Tropicalia", che dava risalto all'identità brasiliana. Mi ha colpito la sensualità di Gal, che indossava abiti e pantaloni vaporosi, mai attaccati al corpo. Comunque uso soltanto tessuti italiani, soprattutto la seta di Como, che ritengo un prodotto di alta qualità. Ci tengo a dire che la mia produzione è totalmente "Made in Italy".
Nel suo stile si può riconoscere l'identità brasiliana, ossia, hai sempre il Brasile in mente nelle sue creazioni?
- Penso che le mie creazioni siano molto femminili, riflettendo la mia anima brasiliana, ossia la voglia di colore, di sensualità, di osare. La mia collezione attuale, ad esempio, ha un "profumo" di Brasile, ma non voglio legare il mio marchio all'immagine di una moda "tipica" brasiliana, visto che anche la mia esperienza internazionale influenza le mie creazioni. Devo dire che la moda brasiliana non è fatta soltanto da motivi tropicali o folcloristici; lo stile dei designers brasiliani è molto più diversificato. I grandi stilisti brasiliani, ad esempio Alexandre Herchcovitch, Gloria Coelho, Reinaldo Lourenço, non si ispirano soltanto allo stereotipo tropicale. Loro possono anche prendere spunto da queste caratteristiche per poi ricreare e inserire nelle loro collezioni quelle informazioni, ma sicuramente non sono considerati stilisti "tropicali" o "tipici". Con la globalizzazione, l'informazione arriva ovunque contemporaneamente, le tendenze e le influenze degli stilisti internazionali pure.
Secondo lei, come si presenta oggi la moda in Brasile?
La moda in Brasile è un mix tra le tendenze presentate in Europa e le creazioni locali. Soprattutto a São Paulo, una città grandiosa, moderna, dove il settore della moda si sviluppa sempre di più e vuole guadagnarsi visibilità internazionale. Infatti, sono già venuti alle edizioni del São Paulo Fashion Week, importante evento della moda brasiliana, Vivienne Westwood e Kenzo, fra altri. Ci sono in Brasile bravi professionisti che vogliono fare un lavoro di qualità riconosciuto pure all'estero. Anche la qualità dei tessuti e dei ricami ormai ha raggiunto un livello molto professionale. Penso che la moda brasiliana è matura per questo salto verso l'internazionalizzazione. Vedo oggi in Brasile, soprattutto a São Paulo, una maggior cura nel vestirsi, le persone cercano il loro proprio stile e sono più attente alle tendenze. Comunque, credo che lo stile brasiliano sia più libero rispetto a quello italiano, l'estetica conta ma non prevale sulla scelta dell'abbigliamento. Forse la creatività brasiliana osa di più, e ovviamente anche il clima (caldo quasi tutto l'anno) influenza le persone nel vestirsi.
C'è spazio per gli stilisti brasiliani in Italia?
- Credo di si, pur non essendo facile. In realtà non è facile per nessuno iniziare un percorso imprenditoriale, ovunque sia. Ma penso che se uno è bravo e ha voglia di lavorare, ce la fa in qualsiasi posto al mondo. Rispetto al mondo della moda, bisogna impegnarsi tanto, perché dietro la bellezza di una collezione c'è tanto lavoro. Montare una collezione è molto faticoso perché il processo è molto veloce e comunque, ad ogni stagione bisogna ricominciare tutto da capo. In realtà, è molto poco il tempo disponibile fra la creazione e la produzione di una collezione - ossia, fra la ricerca delle tendenze, la scelta dei tessuti, la creazione dei modelli e poi la confezione finale dei capi. Rispetto allo spazio in questo mercato per gli stilisti brasiliani penso che, oltre alla voglia e alla capacità di lavorare sodo, vantiamo la possibilità di aver il Brasile come una fonte d'ispirazione ricca di colori, piena di sensualità e diversità culturale per fare una moda comunque internazionale e apprezzata in Italia.
Milano è uno dei più importanti centri produttivi di moda al mondo, e i milanesi sono conosciuti per il loro apprezzamento della moda griffata. Com'è stata la risposta del pubblico alla moda di Ana Pires?
- Veramente, pur esistendo ancora questa mentalità, penso che il consumatore di moda stia cambiando. Ci sono nuovi stilisti in giro che cercano di affermarsi, e il pubblico li sta osservando. E, alla fine, penso che ci sia spazio per tutti, perché ci sono persone che cercano delle cose nuove, diverse e vogliono anche cambiare il loro stile, senza essere fedele ad un unico marchio. Come ad esempio è accaduto ad una cliente che è venuta da me portata dal suo "personal shopper" cercando una moda più personalizzata, diversa proprio dalle grande marche. E come lei, ce ne sono tante che arrivano al mio negozio con questa motivazione.
Ha già percepito l'interesse da parte di investitori italiani nel suo marchio?
- Ho già avuto diverse proposte, specie di investitori che vogliono distribuire il mio marchio oppure che vogliono fare franchising. Stiamo valutando tutte le possibilità ma penso che sia presto per avanzare subito in questa direzione.
Ecco qui sotto l'intervista completa.
“Made in Italy” con accento brasiliano
Cosmopolita senza nascondere le sue radici brasiliane, Ana Pires è una stilista giovane, creativa e promettente. Così la definisce chi si intende di moda in Italia, ossia, gli esperti dei siti, bloghi e riviste specializzati che da tempo parlano dei suoi abiti, costumi da bagno e accessori. Stabilitasi a Milano, ha aperto il suo primo negozio in Via Solferino, 46, nel cuore del trendy e storico quartiere milanese di Brera. I suoi capi sono indossati da alcuni volti famosi della TV italiana, come Valeria Bilello, che presenta il programma Community su All music, e Ellen Hidding, conduttrice di E! News. In più, nei prossimi mesi è impegnata a preparare la presentazione delle sue creazioni alle fiere di moda a New York e Tokio. A prima vista questo momento sembra il coronamento di una carriera consolidata e, invece, è soltanto l’inizio di un percorso che ha portato Ana da São Paulo, dove è nata e cresciuta, a Milano, dove ha studiato moda e dove per ora si è fermata. In questa intervista ci spiega come riesce ad abbinare con successo, nel suo lavoro di stilista, la sua anima brasiliana a un modo di fare totalmente “Made in Italy”.
Com'è stato il suo percorso imprenditoriale?
- Sono arrivata in Italia nel 2004 per studiare all'Istituto Marangoni dove ho imparato la tempistica del processo di fare una collezione. Dopo, mi sono specializzata in modellistica all'Istituto Burgo con l'idea di tornare in Brasile per aprire lì un negozio. Invece, ho conosciuto Giuseppe Baciocchi, che ha la stessa passione per la moda, come me. Lui conosce bene il settore e mi ha convinto che, con il mio talento e la sua esperienza amministrativa potevamo farcela anche a Milano. Prima abbiamo pensato di aprire soltanto un show-room ma alla fine abbiamo scoperto questo spazio a Brera, il posto sognato per aprire un negozio. Dopo la ristrutturazione e l'arredamento, che abbiamo fatto con cura e di persona, abbiamo inaugurato il negozio nel 2007.
E' già possibile fare un bilancio dell'investimento?
- Con appena un anno dall'apertura del negozio, possiamo dire che gli affari vanno bene, però siamo consapevoli che è soltanto l'inizio. C'è ancora tanto lavoro da fare, e pure il team è troppo ridotto: in tutto siamo in cinque, io a curare il processo creativo e produttivo, Giuseppe nella parte amministrativa, Antonella Monte e Mario Cavagna come PR e consulenti delle clienti e Bianca Chiacchio, la mia assistente modellista. Siamo tutti impegnati al cento per cento per far sì che il marchio cresca e trovi il suo posto al sole.
Come si svolge il suo processo creativo?
- Mi ispiro di solito a un personaggio, ad una storia o ad un film, sempre comunque guardando la tendenza in quel momento. Anzitutto, bisogna vedere in quale direzione va la moda, e poi adattarla al proprio stile. Per la collezione state/2008 mi sono ispirata alla cantautrice Gal Costa, icona brasiliana degli anni 70, che insieme a Caetano Veloso e Gilberto Gil ha creato il movimento "Tropicalia", che dava risalto all'identità brasiliana. Mi ha colpito la sensualità di Gal, che indossava abiti e pantaloni vaporosi, mai attaccati al corpo. Comunque uso soltanto tessuti italiani, soprattutto la seta di Como, che ritengo un prodotto di alta qualità. Ci tengo a dire che la mia produzione è totalmente "Made in Italy".
Nel suo stile si può riconoscere l'identità brasiliana, ossia, hai sempre il Brasile in mente nelle sue creazioni?
- Penso che le mie creazioni siano molto femminili, riflettendo la mia anima brasiliana, ossia la voglia di colore, di sensualità, di osare. La mia collezione attuale, ad esempio, ha un "profumo" di Brasile, ma non voglio legare il mio marchio all'immagine di una moda "tipica" brasiliana, visto che anche la mia esperienza internazionale influenza le mie creazioni. Devo dire che la moda brasiliana non è fatta soltanto da motivi tropicali o folcloristici; lo stile dei designers brasiliani è molto più diversificato. I grandi stilisti brasiliani, ad esempio Alexandre Herchcovitch, Gloria Coelho, Reinaldo Lourenço, non si ispirano soltanto allo stereotipo tropicale. Loro possono anche prendere spunto da queste caratteristiche per poi ricreare e inserire nelle loro collezioni quelle informazioni, ma sicuramente non sono considerati stilisti "tropicali" o "tipici". Con la globalizzazione, l'informazione arriva ovunque contemporaneamente, le tendenze e le influenze degli stilisti internazionali pure.
Secondo lei, come si presenta oggi la moda in Brasile?
La moda in Brasile è un mix tra le tendenze presentate in Europa e le creazioni locali. Soprattutto a São Paulo, una città grandiosa, moderna, dove il settore della moda si sviluppa sempre di più e vuole guadagnarsi visibilità internazionale. Infatti, sono già venuti alle edizioni del São Paulo Fashion Week, importante evento della moda brasiliana, Vivienne Westwood e Kenzo, fra altri. Ci sono in Brasile bravi professionisti che vogliono fare un lavoro di qualità riconosciuto pure all'estero. Anche la qualità dei tessuti e dei ricami ormai ha raggiunto un livello molto professionale. Penso che la moda brasiliana è matura per questo salto verso l'internazionalizzazione. Vedo oggi in Brasile, soprattutto a São Paulo, una maggior cura nel vestirsi, le persone cercano il loro proprio stile e sono più attente alle tendenze. Comunque, credo che lo stile brasiliano sia più libero rispetto a quello italiano, l'estetica conta ma non prevale sulla scelta dell'abbigliamento. Forse la creatività brasiliana osa di più, e ovviamente anche il clima (caldo quasi tutto l'anno) influenza le persone nel vestirsi.
C'è spazio per gli stilisti brasiliani in Italia?
- Credo di si, pur non essendo facile. In realtà non è facile per nessuno iniziare un percorso imprenditoriale, ovunque sia. Ma penso che se uno è bravo e ha voglia di lavorare, ce la fa in qualsiasi posto al mondo. Rispetto al mondo della moda, bisogna impegnarsi tanto, perché dietro la bellezza di una collezione c'è tanto lavoro. Montare una collezione è molto faticoso perché il processo è molto veloce e comunque, ad ogni stagione bisogna ricominciare tutto da capo. In realtà, è molto poco il tempo disponibile fra la creazione e la produzione di una collezione - ossia, fra la ricerca delle tendenze, la scelta dei tessuti, la creazione dei modelli e poi la confezione finale dei capi. Rispetto allo spazio in questo mercato per gli stilisti brasiliani penso che, oltre alla voglia e alla capacità di lavorare sodo, vantiamo la possibilità di aver il Brasile come una fonte d'ispirazione ricca di colori, piena di sensualità e diversità culturale per fare una moda comunque internazionale e apprezzata in Italia.
Milano è uno dei più importanti centri produttivi di moda al mondo, e i milanesi sono conosciuti per il loro apprezzamento della moda griffata. Com'è stata la risposta del pubblico alla moda di Ana Pires?
- Veramente, pur esistendo ancora questa mentalità, penso che il consumatore di moda stia cambiando. Ci sono nuovi stilisti in giro che cercano di affermarsi, e il pubblico li sta osservando. E, alla fine, penso che ci sia spazio per tutti, perché ci sono persone che cercano delle cose nuove, diverse e vogliono anche cambiare il loro stile, senza essere fedele ad un unico marchio. Come ad esempio è accaduto ad una cliente che è venuta da me portata dal suo "personal shopper" cercando una moda più personalizzata, diversa proprio dalle grande marche. E come lei, ce ne sono tante che arrivano al mio negozio con questa motivazione.
Ha già percepito l'interesse da parte di investitori italiani nel suo marchio?
- Ho già avuto diverse proposte, specie di investitori che vogliono distribuire il mio marchio oppure che vogliono fare franchising. Stiamo valutando tutte le possibilità ma penso che sia presto per avanzare subito in questa direzione.
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